MANIHIL’ultima tappa del nostro viaggio ci porta nell’atollo più piccolo e meno famoso dell’arcipelago Polinesiano: Manihi
In questo atollo è presente solo un resort che appartiene alla catena Pearl Beach e dall’aeroporto gli assistenti del villaggio effettuano i trasferimenti utilizzando delle golf car. Davvero singolare. E non così strano. Infatti il resort è proprio attaccato alla pista dell’aeroporto. Il tragitto richiede non più di cinque minuti!!!
Nessun problema tuttavia di rumorosità. I voli sono molto rari.
Il Pearl Beach è un resort di buon livello con bungalow spaziosi e funzionali.
All’interno del suo perimetro si trovano un campetto da minigolf, un campo da pallavolo e una piscina.
La caratteristica che ci ha più colpito e che era impossibile non notare, era la presenza costante giorno e notte di un forte vento, che non ci ha abbandonato neanche cinque minuti in sei giorni di permanenza sull’isola. Finchè il sole era alto non dava molto fastidio, ma quando il sole calava, portava un po’ di freddo.
LE SPIAGGE E LO SNORKELING
Al contrario di quello che abbiamo trovato a Rangiroa, qui esistevano delle lunghe spiagge molto ampie e di sabbia abbastanza fine e tendente al colore rosa, soprattutto in prossimità della battigia.
Lo snorkeling all’interno della laguna, purtroppo, a causa dell’acqua davvero troppo bassa, era impossibile. Per poter fare snorkeling era indispensabile gettarsi dal pontile (attrezzato per tale scopo) oltre la barriera corallina e affrontare un po’ di onde con i disagi che ne conseguono.
Comunque anche qui la varietà e la quantità dei pesci presenti non era eccezionale. Ancora una volta devo dire che secondo me le Maldive sono messe meglio.
LE ESCURSIONI
Durante la permanenza a Manihi abbiamo effettuato tre diverse gite: la gita sul motu privato, lo snorkeling sulla barriera esterna dell’atollo e la visita alla fabbrica di perle (la terza in tre tappe).
Snorkeling sulla barriera esternaVista l’impossibilità di praticare la mia attività preferita nella laguna del resort, ho deciso un giorno di abbandonare la mogliettina e di aderire alla proposta del resort di effettuare lo snorkeling sulla barriera esterna dell’atollo.
Il tragitto per arrivare all’esterno dell’atollo, non essendo Manihi molto grande e essendo presente una pass proprio di fronte al villaggio, dura solo cinque minuti.
La barca viene ormeggiata a una decina di metri al di fuori dell’atollo e ci si butta nel blu. L’esperienza non è consigliabile a chi non sia più che pratico. Infatti le onde e la corrente abbastanza forte che si incontra sulla via del ritorno rendono la “passeggiata”decisamente non adatta a tutti.
Devo dire che lo spettacolo è davvero notevole. La ricopertura di coralli (molto colorati) dei primi dieci-quindici metri di reef (quelli che si potevano vedere prima della scarpata verticale) è pari al cento per cento. Inoltre la fauna marina è ricca e varia. Lascio spazio alle immagini:
La gita sul motu privatoIn assoluto questa gita è stata la più bella di tutto il viaggio (appena superiore alla gita di Rangiroa alla laguna blu).
Siamo partiti dal resort la mattina, con la barca ci siamo spostati dall’altro lato dell’atollo (E INCREDIBILE NON C’ERA VENTO!!), ci siamo fermati a pescare al bolentino e poi ci siamo diretti su un motu deserto dove ci aspettava un gazebo per un pranzo tipico polinesiano con grigliata di pesce appena pescato (da noi), polpo (pescato dal polinesiano che ci accompagnava) e poisson cru (salato con acqua di mare). Devo dire che nella semplicità era tutto notevole!
Appena arrivati sul posto siamo stati rapiti dai colori fantastici e dall’arrivo di moltissime murene (che personalmente non avevo mai visto)
In questo sito la fauna marina era abbastanza ricca, a parte le murene erano presenti anche pesci chirurgo, idoli moreschi e altri non meglio identificati
A un certo punto il nostro accompagnatore polinesiano ci ha chiesto di seguirlo nello snorkeling senza fare rumore e questo è quello che voleva farci vedere.
Chissà come l’avrà scovato, io ero passato di lì non più tardi di 30 secondi prima.
A questo punto consiglierei agli animalisti di tapparsi le orecchie. Fatto?? Alla griglia era eccezionale…veramente!!!!
Dopo aver fatto un po’ di snorkeling in mezzo a delle spugne di un bel colore giallo intenso e a qualche corallo e dopo aver mangiato, il nostro selvaggio accompagnatore ci ha invitato a bere del latte di cocco. Facile, direte voi, se non fosse che il latte di cocco ce lo siamo dovuti meritare aprendo il cocco con i denti!!! Devo dire che una volta capito il trucco è abbastanza semplice non fare saltare tutte le capsule!!!!
Successivamente ci siamo spostati in un'altra parte dell’atollo per fare la caccia allo squalo, per dirla tutta più che altro perché l’accompagnatore ci teneva particolarmente, noi ce ne saremmo tornati anche all’albergo, stanchi com’eravamo, e avremmo risparmiato al povero squalo questa “umiliazione”
Gita alla farme perliereDurante questa gita abbiamo potuto assistere al complicato lavoro di innestare le ostriche per ottenerne le famose perle polinesiane: