Credo che il problema non sia solo nel rapporto tra polinesiani e tecnologia ma, più in generale, risiede nell'eterno confronto/scontro tra uomo e modernità, in questo irrisolvibile contrasto tra un uomo sempre più bisognoso di certezze a cui appoggiarsi ed una società che con il suo continuo mutare nega queste certezze. Questo discorso vale soprattutto per il mondo occidentale mentre per paesi, come la Polinesia, che per secoli hanno vissuto, fortunatamente, al margine di queste dinamiche occidentali questo triste quanto assurdo conflitto uomo-società ancora è agli inizi.
Andando in Polinesia mi è sembrato di stare (per quel poco che ho visto) in una società fatta a misura d'uomo. Tutti hanno possibilità di mangiare e di avere una casa dove dormire e questa è già una grande cosa. Dal modo di vestire e di comportarsi difficilmente si è in grado di notare un'eventuale differenza più che sociale direi economica; in questo vedo un grande rispetto per "l'altro". Una volta garantite le condizioni minime di esistenza immagino che ogni polinesiano viva la propria vita e quindi se da una parte ci sarà quello che passerà i pomeriggi a giocare a bocce o suonare la chitarra per le vie del proprio pease dall'altra parte certamente ci sarà qualcun'altro che starà studiando su internet o comunicando attraverso skype con qualcuno di noi.
Non ho mai pensato alla Polinesia come ad un paese sottosviluppato, anzi dal punto di vista civico li vedo avanti rispetto a noi.
E' si vero che la tecnologia è arrivata da loro ma, sempre per fortuna, non ha ancora avuto la diffusione che invece c'è stata qui in Occidente. Nel mio breve soggiorno ho visto un solo ragazzino con un cellulare in mano; non sono stato nelle loro case ma non credo che i ragazzi polinesiani trascorrano i pomeriggi a giocare alla playstation, a chattare su internet e ad inviare centinaia di sms.
Quando questo avverrà non so se varrà più la pena di fare 20 ore di volo.
Io personalmente nutro una grande sfiducia verso l'agire dell'essere umano; è ovvio che questa sensazione non si estende a tutti ma certamente alla maggioranza per la quale ogni giorno che passa provo semprer maggiore disprezzo.
Posso dire che la Polinesia è stata l'eccezione che conferma la regola, un paese dove si ha ancora il piacere di stare con i propri simili.
Purtroppo il mio realismo mi dice che a breve anche lì le cose cambieranno, certamente non in meglio ma non perchè loro sono delle menti fragili (in precedenza mi riferivo al loro condizione di fronte un'eventuale "invasione tecnologica") ma perchè quello che è accaduto alle menti fragili della nostra società inevitabilmente accadrà anche loro. Nono sono io a dire queste cose ma è la nostra Storia (più recente) che ci spiega che l'uomo non è stato in grado di controllare il progresso tecnologico.
Per i nostalgici del Commodore 64 come me potete immaginare cosa vuol dire accettare questa realtà........che però ancora deve venire e quindi, nel frattempo, vivo nella speranza di ritornare lì il più presto possibile.