Sono precisamente trascorsi 8 giorni, 18 ore e qualche minuto da quando l'aereo Alitalia partito da Parigi è atterrato a Roma ed ha sancito la fine del mio viaggio di nozze. Dalla precisione con la quale ricordo quel triste atterraggio è facile comprendere che il breve soggiorno polinesiano è stato da me e mia moglie molto apprezzato.
Prima di partire ho quotidianamente consultato questo forum; inizialmente mi sono concentrato sui "racconti di viaggio" per poi successivamente cercare dei buoni consigli (come di fatto ho trovato) sui "patchworks".
Sempre prima di partire mi ero ripromesso che una volta rientrato in Italia avrei raccontato il mio viaggio ma una volta messo piede nel suolo patrio questa voglia mi è passata. La colpa di ciò è certamente della Polinesia ma non perchè mi ha deluso ma, al contrario, perchè ha degli aspetti talmente particolari che raccontarli sono sicuro ne ridurrebbero tutto il valore; se fossi un vero viaggiatore e quindi conoscitore del mondo direi che proprio per alcuni di questi aspetti la Polinesia è unica. Purtroppo viaggiatore ancora non lo sono; per ora le mie attenzioni si sono concentrate sulle bellezze della nostra penisola che sono talmente tante che non ti permettono di uscire fuori dai suoi confini.
Se alla fine mi ritrovo a scrivere su questo forum è perchè ho appena letto le considerazioni di Italia su "racconti di viaggio" con le quali assolutamente non sono d'accordo e che mi hanno dato quella voglia di scrivere e così di spiegare, soprattutto a chi ancora non è andato in Polinesia, perchè vale la pena fare questo lungo viaggio.
Questo in Polinesia per me è stato il primo viaggio in un posto cosiddetto esotico. La scelta è ricaduta su di "lei" non solo per la risaputa bellezza della sua terra quanto anche l'aver letto proprio su questo forum un giudizio positivo da parte di più persone sui suoi abitanti.
Anche se non conosco il francese e avendo così avuto problemi nel dialogare con la gente del posto, confermo i giudizi positivi che sono stati dati in precedenza ed aggiungo che (forse) la vera bellezza della Polinesia sono proprio i suoi abitanti, sono loro che la rendono unica.
Il "forse" è inevitabile perchè il mio soggiorno è stato di soli 12 giorni, tempo troppo breve per poter conoscere e vivere un nuovo posto; perchè non sapendo parlare francese non ho potuto approfondire questa conoscenza; perchè non avendo visitato di persona altri luoghi simili alla Polinesia non mi è possibile fare un confronto.
Sono affascinato dal modo di vivere dei polinesiani, dalla loro spensieratezza, dalla loro ingenuità e soprattutto dal loro modo di rapportarsi alla Vita. Trovare le parole giuste per descrivere quest'aspetto è molto difficile; mi viene più facile fare degli esempi dopo però aver fatto una premessa ossia che la gente della Polinesia fondamentalmente è povera, povertà che traspare chiaramente su ogni strada di ogni isola polinesiana. Due sono i segni più evidenti: le tante baracche che costeggiano le strade e la vista dei molti cani rinseccoliti e malati.
Rispetto però alla povertà che noi immaginiamo e vediamo sulle nostre televisioni quella polinesiana è particolare nel senso che non è accompagnata dall'indigenza; questo nonostante la maggior parte della popolazione credo non abbia un lavoro fisso. Non conosco i modi precisi con i quali i polinesiani si procurino il cibo ossia se se lo procurino da soli (essendo abbondante e di facile reperibilità il pesce e la
frutta) od anche con l'aiuto di enti statali. Resta il fatto che una volta garantito il cibo per sopravvivere sembrebbe che il cittadino polinesiano non abbia più grossi pensieri e così in qualsiasi ora del giorno puoi notare sulle strade persone che giocano a bocce, che suonano la chitarra, che tranquillamente conversano sui cigli della strade.
Una delle immagini più assurde ma anche più belle che ho della Polinesia sono proprio queste strade piene di baracche semi-pericolanti, ognuna delle quali ha il suo giardino curato e pulito, frequentate da sguardi seri ma distesi.
Invece uno dei ricordi più belli è una passaggiata uggiosa intorno l'isola di Maupiti su una strada sterrata e semi-deserta, costellata di baraccopoli (dove probabilmente in Italia non sarei mai passato) al passaggio delle quali non era raro incorrere nel saluto, non caloroso ma educato, degli abitanti della piccola isola.
E' chiaro che in Polinesia il vento dell'Ovest è ancora debole, non è stato ancora in grado di "rovinare" queste persone che così sono ancora in grado di apprezzare il valore dello loro terra, di apprezzarne ma anche difenderne i frutti. La tecnologia (in particolare cellulare e televisore) è arrivata ma ha ancora una diffusione molto limitata e quindi, per ora, le fragili menti polinesiane sono salve.
E' ovvio che questa da me fatta è un'analisi molto generica e questo esaltare la Polinesia ed i suoi abitanti non vuole assolutamente dire che questa terra è il Paradiso. Diversamente significa che in questo lontano e sperduto luogo della Terra oltre a dei paesaggi incredibili ci vivono delle persone incredibili, persone che sembrano aver vissuto e, in parte, ancora vivere in altra dimensione.
Per chi è curioso di conoscerla sono sufficienti una ventina di ora di volo.