La situazione io non la vedo poi cosi' grigia.
Se infatti vi fosse un buona amministrazione, stabile ed efficiente, quale sarebbe il risultato della sua azione di governo e in sintesi l'obiettivo di qualunque governo nel mondo?
Più lavoro per tutti , più soldi sul territorio, più investimenti, polinesiani con maggiore potere d'acquisto, più auto, più strade, più palazzi, più supermercati, più consumismo, più inquinamento...
In pratica ci si allontanerebbe ancor più dal tanto sperato "ritorno alle origini".
Non è facile da dire, soprattutto visti i gravi problemi economici in cui versano molte famiglie polinesiane, ma, ahimè, la riscoperta del vivere tradizionale passa inevitabilmente attraverso una fase critica e di sacrificio diretta alla scomparsa progressiva dei mali del vecchio mondo che abbiamo esportato fin qui in Polinesia e che i locali hanno fatto loro con notevole zelo.
Quando parlo del vivere tradizionale, intendo l'unico modo di vivere sano e sostenibile che sia possibile su di un'isola nel Pacifico, cioè quello sviluppato dagli antichi maohi in secoli di vita a contatto con la natura; non vi è altro modo. Ogni stile di vita diverso da questo sarà sempre in perdita, abruttimento della società, economicamente insostenibile e prima o poi verrà abbandonato.
Sono fiducioso nel futuro.
Qui ogni cosa che non ci è concessa dalla natura, è falsa, artificiale e artificiosa, prodotta a migliaia di chilometri di distanza e mantenuta in efficienza grazie ad ingenti aiuti dall'esterno, finiti questi, non ci vorrà molto a ricordarsi dell'età dell'oro in cui uomini e natura parlavano la stessa lingua.
Chiusi i rubinetti economici, della Fracia ad esempio, cosa ne sarà di tutte quelle attività volte a mantenere forzatamente in vita questo sistema insostenibile?
In sintesi ritengo che il male peggiore che ci siamo portati dietro sia proprio il denaro che ha creato nella società polinesiana di un tempo (una società in cui prevaleva una certa uguaglianza almeno sul piano economico) le divisioni tra ricchi e poveri snaturando di fatto la primitiva bellezza e saggezza del popolo maohi.
Quindi perchè invocare una politica forte e capace se poi l'obiettivo di tale politica sarebbe inevitabilmente una maggiore occidentalizzazione, negativamente parlando, dell'amato fenua?
I polinesiani non hanno bisogno della politica.
La politica crea loro solo dei problemi in quanto politica, sia che sia buona sia che cattiva.
La sola soluzione, utopica purtroppo, sarebbe quella di vedere eletta un'assemblea di veri polinesiani legati alle antiche tradizioni e non alle moderne dinamiche del mercato e della burocrazia. Parlo di poeti, danzatori, musicisti, scrittori, storici, artigiani, e altri ancora con un presidente della PF del calibro di Henri Hiro.
Si, solo cosi' la polinesia potrebbe tornare quella di un tempo; non che oggi sia un brutto posto per viverci o passare le vacanze anzi, ma prima o poi balzano all'occhio le innumerevoli contradizioni di queste isole.
Per quanto riguarda la riscoperta della cultura tradizionale da parte dei polinesiani, bisogna sapere che non è affatto in declino come si sente dire: andiamo a vedere a che punto si era anche solo negli anni '50 e facciamo un confronto con i giorni nostri.
Si ha come la falsa sensazione che eventi culturali come l'heiva siano ormai cosa rara.
Falso, Gran parte delle antiche tradizioni hanno cominciato a riaffiorare solo negli ultimi decenni dopo assere restate nell'ombra (imposta dai civilizzatori bianchi) per un paio di secoli.
Quindi, ripeto, la tendenza attuale non è poi cosi' negativa.
I polinesiani moderni vivono nel sistema mantenuto forzatamente in vita di cui si parlava poco sopra, sono quindi forzati a questo consumismo, a queste mode, a questo complesso di inferiorità verso i popa'a (sia pure nascosto dietro alla loro fierezza di essere diversi) ma vi garantisco c'è tutta una società pronta al cambiamento, pronta al ritorno alle origini!
Perchè altrimenti ogni volta che parti da Papeete per le isole e ne parli con qualche polinesiano ti dice entusiasta: wow! c'est bien dans les iles! c'est tranquille, la peche, le ma'a tahiti, pas des voiture...
Vi dico, la stragrande maggioranza dei polinesiani, oggi, vorrebbe essere come i loro antenati.
Si ritrovano purtroppo incastrati nel sistema generato in gran parte a causa della bomba e per questo si ritrovano a Papeete con un lavoro, una casa, una famiglia, delle responsabilità.
Non è facile per loro partire o cambiare; pensate alle vittime delle catastrofi naturali ovunque nel mondo, nonostante vi siano le massime condizioni per partire e lasciarsi tutto alle spalle, la prima cosa che queste persone desiderano non è forse ricostruire tale e quale la loro casa li' dove esisteva prima del cataclisma?
Quindi immaginiamo le difficoltà, soprattutto psicologiche e sociali, che reprimono in parte questa voglia di cambiamento dei polinesiani.
Conosco personalmente diversi giovani polinesiani che si stanno organizzando per partire verso le isole, per raggiungere la famiglia anche negli atolli più sperduti col preciso obiettivo di vivere semplice, lavorando serenamente nella copra, formare una famiglia, crescere i propri figli in un ambiente sano.
Crediamo nei polinesiani, sono creduloni si, ma ormai la lezione su questo tipo di progresso l'hanno capita, forse meglio e prima di noi; diamogli tempo, fiducia e, per una volta, lasciamoli veramente padroni del loro avvenire; non resteremo delusi!